Sono una disoccupata, faccio parte della generazione di oggi, di tutti quei diplomati e laureati che hanno avuto l'enorme piacere di cercarsi da mangiare oggi.
Un tempo scrivevo, dirò fra qualche anno con un canovaccio umido in mano, in qualche bar della città. O qualcuno lo dirà di me. Così mi chiederanno di che cosa e perchè ho lasciato. E io sarò talmente in frantumi, sarò talmente inibita nei miei sentimenti e nelle mie forze, che tutto ciò che sarò in grado di pronunciare sarà un biascichio di assenso. La mia famiglia non è di quelle che poteva permettersi lo IED o qualche altro fichissimo istituto di Milano, nè rischiare di iscrivermi con una sana retta da 9000 euro, per poi sperare in qualche borsa di studio. Abito in una città che mai come oggi mi sembra più lontana dal mondo, un tempo l'amavo, come si ama la mamma che ti compra le brioche, adesso la odio perchè non offre nient'altro che stupide brioche. Qui il meccanismo sociale è semplicissimo. Il figlio maschio porta avanti l'azienda di famiglia, alla femmina si dà solo la possibilità di studiare. Poi ci si può mettere l'anima in pace, il più è stato fatto.
Ho passato gli ultimi anni a frequentare corsi tanto illuminanti quanto inutili di filosofia, storia, dante alighieri e letteratura latina. A pieni voti, ma con alcun riscontro pratico. Sono solo tante belle parole che dopo secoli risuonano con una eco priva di corporeità. Ho trascorso l'ultimo biennio a scrivere, informarmi di tutto, a tal punto che certi giorni mi sento un'enciclopedia vivente. Per un tesserino da pubblicista che chissà se avrò mai (e per questo non smetterò mai di ringraziare l'unico vero padre che io abbia mai avuto, che mi ha aiutata credendo in me).
Ho trascorso gli ultimi mesi ad essere letteralmente ignorata DA CHIUNQUE, nonostante proponessi periodi di prova, lavori gratis. Quella maledetta casella di posta tace come una tomba. Sono andata persino dalla tizia che ha prodotto il documentario il Corpo delle donne. Non le ho assolutamente chiesto un lavoro, ma solo di leggere i miei articoli per darmi un parere, dirmi dove sbagliavo.
Nonostante le sue finte facce di interesse, si è goduta il suo bel successo e mi ha ignorata. Mi ha pure detto, li leggerò con calma in ferie, i primi di luglio. Siamo a ottobre quasi.
Così tanti altri. Sì, sì e poi niente. Che schifo, quella è la cosa peggiore, ti senti trattato da mendicante, da pezzente, dopo tutta la fatica che hai fatto.
Fai un concorso da ricercatore, dicono, così per lo meno non devi pulire i bagni all'una di notte, dopo che ci si è recata tutta la componente maschile della città dai 40 in su. Ma quei pochissimi raccomandati che lo fanno, prendono 500 euro al mese, sgobbano come bestie e quella componente maschile se la ritrova davanti comunque. Si tratta solo di occupare un altro posto sulla battigia, con tante altre carcasse.
Ed eccoci qui, nelle case dei nostri genitori, a farci guardar con disprezzo da chi, magari, avrebbe dovuto anche proteggerci e aiutarci un pò di più, ma non ha saputo e non ha potuto.
è il destino, di noi ragazzi del sud, figli di persone semplici, meglio conosciuti come "nessuno", con propensioni letterarie. Ingredienti completi per una riuscitissima ricetta del fallimento.

COSA BISOGNA FARE PER DIVENTARE GIORNALISTI OGGI COME OGGI?
HO POSTO TEMPO FA QUESTA DOMANDA A LUCA DINI, DIRETTORE DI VANITY FAIR. LA RISPOSTA FU TERRIBILMENTE MORTIFICANTE (LA POSTO PIù IN BASSO).
OVVIAMENTE IO SO BENISSIMO L'ITER CHE BISOGNA SEGUIRE. CI SI PIGLIA UNA TRIENNALE, POI SI FA UN TEST D'INGRESSO PER UNA SCUOLA PRIVATA DI GIORNALISMO DAI 3000 EURO IN SU ALL'ANNO (ESCLUSO VIVERI E RESIDENZA FUORI) E SE SI ENTRA, è POSSIBILE CHE IN QUESTO BIENNIO CHE PRECEDE L'ESAME DI STATO PER LA PROFESSIONE, QUALCHE ANIMA PIA DECIDA DI PRENDERTI COME GIORNALISTA PRINCIPIANTE ( NON PIù DI 1000 EURO MENSILI A QUASI 30 ANNI E SENZA CONTRATTO). PREZZO DELLA COSA:
LAUREA DA 1700 EURO L'ANNO PER TRE ANNI ANZI METTIAMONE ANCHE 4 --> 6800 EURO ESCLUSE SPESE DI CIBO, MANTENIMENTO, VIAGGI ECC
SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE, NEL CASO CI SI ENTRI METTIAMO UN 3000 EURO L'ANNO (MA SONO POCHI)---> 6000 EURO
ESCLUDIAMO CHE PER TUTTI QUESTI ANNI UNO DEBBA PUR MANGIARE E MANTENERSI A MILANO O DOVE DECIDE DI INIZIARE LA SCUOLA DA GIORNALISTA.
IN TUTTO SI CALCOLEREBBERO SECONDO ME UN 15000 EURO. FORSE ANCHE DI PIù.
PER POTER FARE UN ESAME DI STATO, CHE SE NON PASSI PER PIù DI DUE VOLTE HAI TOPPATO. BEH DIREI PROPRIO CHE IL GIOCO NON VALE LA CANDELA. CHE IL RISCHIO DI FAR DISSANGUARE UNA FAMIGIA GIà IN CATTIVE ACQUE è ALTISSIMO.
INSOMMA LA RISPOSTA FU COMUNQUE QUESTA:
inutile prenderci in giro: la categoria è satura ed emergere è difficile. La laurea è solo un bagaglio utile (UN BAGAGLIO DI BEN 15000 EURO AGGIUNGO IO), ce ne vogliono altri: la capacità di scrivere molto bene (scrivere bene e basta non è sufficiente per emergere), una capacità che a questo punto dovrebbe esserci o, detto brutalmente, non ci sarà mai; la curiosità verso il mondo e la sensibilità verso il prossimo; almeno l’inglese, ma saperlo davvero; tanta umiltà e tantissima pazienza. Questo, secondo me, è il punto di partenza per provare a diventare un bravo giornalista (e solo pochi di quelli che lo meritano hanno la fortuna di avere un’occasione e farsi strada aggirando le inevitabili corsie preferenziali dei “segnalati” e dei “figli di” che ci saranno sempre, quindi non è necessariamente una strada che caldeggio perché l’esito è quanto mai incerto). Ovviamente parlo di un giornalista che sia anche un degno essere umano. Sulle altre tipologie non ho consigli da dare. E mi scusi se non ho l’ipocrisia di dirle “Se veramente vuoi una cosa, la otterrai”. La fortuna – che aiuta il talento, non lo sostituisce - è una variabile troppo importante.
BEH DIREI CHE NON POSSO FAR SPENDERE QUASI 30000 EURO SOLO PER ME ALLA MIA FAMIGLIA, PARTENDO DAL FATTO CHE LA FORTUNA RESTA LA CARTA PIU' IMPORTANTE DEL MAZZO.
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